Tre colori di cieli coperti e scoperti
Oggi scopriamo l’ultima città del nostro viaggio: Samarcanda.
Questa è la città della Via della Seta, da dove sono sempre passate molte carovane ed è sempre stata una città molto importante.
Dopo la visita al vice sindaco e all’assessore per il Turismo di Samarcanda, ci dirigiamo verso il mausoleo risalente al 1400 di Tarmelano Amir Timur; egli fu un leader molto importante, che costruì un impero molto vasto, il terzo più grande della storia.
Sulla facciata del mausoleo si leggono i nomi dei costruttori.
Entriamo e notiamo che le mura laterali dell’edificio sono state distrutte e ancora oggi vediamo solo dei resti.
Passiamo il cortile centrale ed entriamo nel vero e proprio mausoleo.
Troviamo al centro la tomba di giada scura di Amir Timur, circondata dalle tombe dei due figli, del nipote e del suo tutore spirituale.
Quello che noi vediamo sono solo le lapidi delle tombe, perché la cripta sta nel sottosuolo.
A lato di questo piccolo complesso, vicino a una delle nicchie, vediamo un palo alto, di legno, con in cima appesa una coda di yak.
Il palo indica il cimitero, mentre la coda rappresenta la barba: significa che si tratta di un cimitero maschile.
Usciamo dalla cripta e Bek ci fa notare la cupola, composta da 63 costole. Questo numero, per la società uzbeka, è perfetto, per il fatto che il loro profeta è morto esattamente all’età di 63 anni e per loro arrivare a questa età è già un grande traguardo. In seguito ci spostiamo in piazza Registan, che significa piazza di Sabbia: luogo di vita della città, costituito da tre madrase. La madrasa di sinistra è stata costruita due secoli prima rispetto a quella di destra e a quella centrale e questa differenza si nota dal livello di altezza su cui ancora attualmente sono adagiate. Tutte e tre sono state ristrutturare durante il periodo dell’Unione Sovietica e ora la ristrutturazione avviene regolarmente.
Accanto alla madrasa di sinistra possiamo ammirare un minareto, un po’ pendente, questo perché negli anni Venti ha rischiato di cadere.
La madrasa di destra sulla sua facciata ha raffigurati due leoni con strisce da tigre, che inseguono due gazzelle maculate.
Dietro ai leoni ci sono due soli; i leoni rappresentano l’ego umano, le gazzelle la parte buona dell’uomo e il sole la saggezza del maestro. Questo mosaico sta a significare che il maestro cerca di controllare l’ego dell’allievo.
Nonostante ci sia vento e il cielo minacci forti temporali, il fascino della piazza rimane ancora indiscutibile. Le madrase all’interno hanno un cortile, circondato da celle a due piani: al piano superiore, lo studente riposava, mentre al piano sottostante, studiava.
Lo studio in queste madrase era gratuito e pagava chi costruiva la madrasa; per poterla mantenere era tenuto ad avere un terreno fertile da poter donare: con il ricavato del terreno, poteva così sostenere le spese che la madrasa richiedeva.
Durante tutta la restante mattinata, ci dedichiamo alla visita di questa piazza e delle sue tre madrase; tra vari negozietti e botteghe d’artigianato, assistiamo anche a una dimostrazione dei loro strumenti musicali tipici.
Pranziamo in un ristorante locale e in seguito ci dirigiamo verso l’antico osservatorio della città.
L’osservatorio di 30 metri si innalzava su una collina dove ora troviamo solo un museo.
Abbiamo anche la fortuna di vedere i pochi resti dell’antico osservatorio. L’ultima tappa della nostra giornata è la necropoli di Shakhi Zinda. Questa contiene più di una dozzina di mausolei tra cui quello del cugino e delle due mogli del profeta Amir Timur. Notiamo che ogni mausoleo ha il suo nome. Una delle ultime tombe è quella che contiene il sepolcro del cugino del profeta.
La porta che conduce a questo è chiamata “Porta del Paradiso” e ha incisa la seguente frase: “La porta del Paradiso è sempre aperta ai poveri”.
Anche se il meteo non ci ha fornito gli scenari fotogenici e il vento non è stato dalla nostra parte, Samarcanda rimane ai nostri occhi come città ricca di cultura, fascino e forme artistiche non indifferenti.
Questa è la città della Via della Seta, da dove sono sempre passate molte carovane ed è sempre stata una città molto importante.
Dopo la visita al vice sindaco e all’assessore per il Turismo di Samarcanda, ci dirigiamo verso il mausoleo risalente al 1400 di Tarmelano Amir Timur; egli fu un leader molto importante, che costruì un impero molto vasto, il terzo più grande della storia.
Sulla facciata del mausoleo si leggono i nomi dei costruttori.
Entriamo e notiamo che le mura laterali dell’edificio sono state distrutte e ancora oggi vediamo solo dei resti.
Passiamo il cortile centrale ed entriamo nel vero e proprio mausoleo.
Troviamo al centro la tomba di giada scura di Amir Timur, circondata dalle tombe dei due figli, del nipote e del suo tutore spirituale.
Quello che noi vediamo sono solo le lapidi delle tombe, perché la cripta sta nel sottosuolo.
A lato di questo piccolo complesso, vicino a una delle nicchie, vediamo un palo alto, di legno, con in cima appesa una coda di yak.
Il palo indica il cimitero, mentre la coda rappresenta la barba: significa che si tratta di un cimitero maschile.
Usciamo dalla cripta e Bek ci fa notare la cupola, composta da 63 costole. Questo numero, per la società uzbeka, è perfetto, per il fatto che il loro profeta è morto esattamente all’età di 63 anni e per loro arrivare a questa età è già un grande traguardo. In seguito ci spostiamo in piazza Registan, che significa piazza di Sabbia: luogo di vita della città, costituito da tre madrase. La madrasa di sinistra è stata costruita due secoli prima rispetto a quella di destra e a quella centrale e questa differenza si nota dal livello di altezza su cui ancora attualmente sono adagiate. Tutte e tre sono state ristrutturare durante il periodo dell’Unione Sovietica e ora la ristrutturazione avviene regolarmente.
Accanto alla madrasa di sinistra possiamo ammirare un minareto, un po’ pendente, questo perché negli anni Venti ha rischiato di cadere.
La madrasa di destra sulla sua facciata ha raffigurati due leoni con strisce da tigre, che inseguono due gazzelle maculate.
Dietro ai leoni ci sono due soli; i leoni rappresentano l’ego umano, le gazzelle la parte buona dell’uomo e il sole la saggezza del maestro. Questo mosaico sta a significare che il maestro cerca di controllare l’ego dell’allievo.
Nonostante ci sia vento e il cielo minacci forti temporali, il fascino della piazza rimane ancora indiscutibile. Le madrase all’interno hanno un cortile, circondato da celle a due piani: al piano superiore, lo studente riposava, mentre al piano sottostante, studiava.
Lo studio in queste madrase era gratuito e pagava chi costruiva la madrasa; per poterla mantenere era tenuto ad avere un terreno fertile da poter donare: con il ricavato del terreno, poteva così sostenere le spese che la madrasa richiedeva.
Durante tutta la restante mattinata, ci dedichiamo alla visita di questa piazza e delle sue tre madrase; tra vari negozietti e botteghe d’artigianato, assistiamo anche a una dimostrazione dei loro strumenti musicali tipici.
Pranziamo in un ristorante locale e in seguito ci dirigiamo verso l’antico osservatorio della città.
L’osservatorio di 30 metri si innalzava su una collina dove ora troviamo solo un museo.
Abbiamo anche la fortuna di vedere i pochi resti dell’antico osservatorio. L’ultima tappa della nostra giornata è la necropoli di Shakhi Zinda. Questa contiene più di una dozzina di mausolei tra cui quello del cugino e delle due mogli del profeta Amir Timur. Notiamo che ogni mausoleo ha il suo nome. Una delle ultime tombe è quella che contiene il sepolcro del cugino del profeta.
La porta che conduce a questo è chiamata “Porta del Paradiso” e ha incisa la seguente frase: “La porta del Paradiso è sempre aperta ai poveri”.
Anche se il meteo non ci ha fornito gli scenari fotogenici e il vento non è stato dalla nostra parte, Samarcanda rimane ai nostri occhi come città ricca di cultura, fascino e forme artistiche non indifferenti.
Linda Casolla & Carlotta Sandri (Samarkanda (23/03/2019)
Santi, mercanti e studenti a Samarcanda
Siamo arrivati alla conclusione del nostro viaggio in Uzbekistan, oggi è l'ultimo giorno e quindi siamo carichi per godercelo al massimo!
Partiamo con la visita di una fabbrica della cosiddetta 'carta di seta' che in realtà si ottiene dal ramo di gelso: il ramo viene messo a seccare, lo si sbuccia, dopodiché lo si fa bollire per 5/6 ore, in seguito lo si macina e si ottiene la cellulosa che viene messa nell'acqua, infine si mette a seccare, si liscia e si ottiene così un foglio di carta pregiata.
All'interno della fabbrica si trova anche un negiozietto dove ci sono abiti, portafogli, quaderni e quadri realizzati dal foglio di gelso.
Proseguiamo con la visita della Tomba di San Daniele, uomo riconosciuto come profeta da Maometto. Arrivati vediamo molte persone recitare il Corano e fare Dua; entrando nella stanza dove si trova la tomba di Daniele notiamo subito la lunghezza esagerata della bara, Bek ci svela che era un'usanza, perché si credeva che il corpo crescesse nella vita aldilà.
Subito dopo ci dirigiamo verso il museo di archeologia Afrosiyab, ed entrando troviamo diverse anfore e tanti reperti e con l'aiuto della nostra guida scopriamo la storia dell'antica Marakanda.
Percorriamo il viale per raggiungere la prossima tappa: la moschea Bibi Khanym, ormai non più attiva, e vediamo diversi negozi che vendono souvenir. Per quanto riguarda la moschea, una leggenda narra che la moglie preferita di Amir Timur, Bibi Khanym, decise di costruire questo complesso come per sorprendere suo marito al rientro da campagne militari.
Arrivato il pomeriggio ci dirigiamo verso l'università di Samarcanda: "Akademik Litsey", dove presentiamo il nostro territorio, Trentino Alto Adige, mentre gli studenti uzbeki ci presentano il loro.
Abbiamo concluso il nostro viaggio con la visita del bazar: vediamo molti negozi, prodotti tipici e soprattutto persone locali con i loro costumi e loro tradizione.
Partiamo con la visita di una fabbrica della cosiddetta 'carta di seta' che in realtà si ottiene dal ramo di gelso: il ramo viene messo a seccare, lo si sbuccia, dopodiché lo si fa bollire per 5/6 ore, in seguito lo si macina e si ottiene la cellulosa che viene messa nell'acqua, infine si mette a seccare, si liscia e si ottiene così un foglio di carta pregiata.
All'interno della fabbrica si trova anche un negiozietto dove ci sono abiti, portafogli, quaderni e quadri realizzati dal foglio di gelso.
Proseguiamo con la visita della Tomba di San Daniele, uomo riconosciuto come profeta da Maometto. Arrivati vediamo molte persone recitare il Corano e fare Dua; entrando nella stanza dove si trova la tomba di Daniele notiamo subito la lunghezza esagerata della bara, Bek ci svela che era un'usanza, perché si credeva che il corpo crescesse nella vita aldilà.
Subito dopo ci dirigiamo verso il museo di archeologia Afrosiyab, ed entrando troviamo diverse anfore e tanti reperti e con l'aiuto della nostra guida scopriamo la storia dell'antica Marakanda.
Percorriamo il viale per raggiungere la prossima tappa: la moschea Bibi Khanym, ormai non più attiva, e vediamo diversi negozi che vendono souvenir. Per quanto riguarda la moschea, una leggenda narra che la moglie preferita di Amir Timur, Bibi Khanym, decise di costruire questo complesso come per sorprendere suo marito al rientro da campagne militari.
Arrivato il pomeriggio ci dirigiamo verso l'università di Samarcanda: "Akademik Litsey", dove presentiamo il nostro territorio, Trentino Alto Adige, mentre gli studenti uzbeki ci presentano il loro.
Abbiamo concluso il nostro viaggio con la visita del bazar: vediamo molti negozi, prodotti tipici e soprattutto persone locali con i loro costumi e loro tradizione.
Siham Kilou (Samarcanda 24/03/19)